Dakar 2023, Al-Attyah principe del deserto.

Con la tappa di ieri si è conclusa l’edizione 2023 della Dakar, Nasser Al-Attiyah su Toyota Hilux si aggiudica la vittoria in classifica generale, la sua seconda consecutiva e quinta in assoluto.

Sébastien Loeb mette la firma su un nuovo record, fa sua una striscia di sei vittorie consecutive di tappa ed entra di diritto nella storia della Dakar, superando Ari Vatanen che nel 1989 ne aveva ottenute cinque.

Nonostante questa marcia trionfale non è cambiato nulla ai fini della classifica generale, con Nasser Al-Attiyah che, nella frazione di sabato secondo a 5 minuti dal vincitore, è rimasto saldamente leader con un vantaggio di tutta sicurezza sul campione francese: 1h 20m, a questi livelli un abisso.

L’ultima tappa disputata ieri non avuto nessuna influenza ai fini della classifica generale, perlomeno nella categoria auto. Ad Al-Attiyah lo scettro di pilota più forte del deserto; ottima prestazione di Guerlain Chicherit nell’ultima fatica dell’edizione 2023, autore del miglior tempo con oltre un minuto di distacco su Mattias Ekstrom, che chiude sul podio regalando sorrisi amari all’Audi, vittima di problemi che hanno impedito alla casa tedesca di lottare per la vittoria finale.

Audi appunto, la grande delusione di questa edizione; debuttò l’anno scorso con il prototipo RS Q-e tron, vettura dotata di una unità termica accoppiata ad una elettrica, che fa da “generatore” per la ricarica del pacco batterie: la trazione è infatti asservita a 2 unità elettriche sui due assi.

Il prototipo tedesco è stato afflitto da innumerevoli problemi di natura tecnica, come del resto accaduto  nel 2022; ammesso e concesso che l’anno scorso rappresentava il debutto e considerata la complessità del progetto, ci stanno problemi di gioventù in una prova tanto massacrante.

Ma ci si attendeva qualcosa di più quest’anno. La vittoria finale forse no, ma almeno dare filo da torcere  ai primi della classe era forse lecito aspettarselo, per fare questo era necessario avere una maturità tecnica importante.

La visione ed il progetto Audi sono buoni, sfruttare la tecnologia EV per sopperire ai problemi dati dal fondo irregolare e sabbioso. Il problema arriva quando la tecnologia non asseconda la visione. Il corpo vettura è una struttura tubolare rivestita con pannelli, dotato di una batteria dal peso di 370 kg, a cui va aggiunto il peso della struttura che protegge il battery pack da urti contro corpi esterni.

Tutto questo limita lo sviluppo degli elementi della vettura, avere l’unità di accumulo così pesante comporta un alleggerimento di tutti i componenti, per essere più agile e più veloce, il rischio è però sempre dietro l’angolo.

I fondi della Dakar variano da tappa a tappa, possiamo trovare sabbia ma anche pietre spesso aguzze, ma che non vanno assolutamente d’accordo con l’alleggerimento di parti strutturali del veicolo stesso.

C’è anche da considerare il fattore dune. I maggiori guai occorsi riguardano la rottura di alcuni particolari delle sospensioni oscillanti a doppio braccio che equipaggiano l’RS Q-Tron.

Dai video che abbiamo potuto osservare, si evidenzia che durante particolari fasi, come l’atterraggio dopo aver percorso una duna, lo scuotimento della vettura e di conseguenza l’escursione della sospensione è abbastanza anomalo. Questo grava molto sullo stress tecnico complessivo della vettura, sollecitando molto  le masse non sospese: le rotture di sospensioni, mozzi e semiassi sono state infatti all’ordine del giorno.

Un progetto che potrebbe essere anche vincente, ma è il caso che vada rivisto in alcuni punti fondamentali come l’affidabilità generale di alcune componenti meccaniche.

Vince la semplicità costruttiva.

Scritto da Alessandro Rossi

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