Dietrich Mateschitz, un amante delle sfide.

Nella notte di sabato, mentre sul circuito di Austin (Circuit of The Americas) si stavano per disputare le Qualifiche del Gran Premio di Formula 1, è giunta agli addetti ai lavori ed agli appassionati, la notizia della scomparsa di Dietrich Mateschitz, padre di una delle aziende più famose del mondo, la Red Bull.

Se ne va una figura importante per il mondo dello sport e del lavoro, due dimensioni che con lui andavano a braccetto. Dietrich era prima di tutto un grande sognatore, amava le sfide, qualsiasi esse fossero, l’importante era l’essere umano che per lui faceva la differenza.

È stato coraggioso, creando un’impresa globale dal nulla: chi avrebbe mai scommesso che un giorno quella sfida sarebbe diventata una delle realtà più importanti del mondo?

Mateschitz nasce a Sankt Marein im Mürztal, Stiria, Austria, da una famiglia di origini croate, la sua mentalità da vincente prende il sopravvento sin da giovane, tutti gli consigliano di iscriversi a facoltà di ingegneria o giurisprudenza, ma lui non ne vuole sapere assolutamente.

Si laurea in marketing alla Hochschule für Welthandel (ora Università di Economia e Commercio di Vienna), da lì in poi la strada per il successo si spiana.

Il primo datore di lavoro di Mateschitz è stato Unilever, dove ha lavorato nel marketing dei detersivi. Successivamente si è trasferito in un’azienda cosmetica tedesca, dove si è occupato, tra le altre cose, della commercializzazione di un loro dentifricio, Blendax.

Durante uno dei suoi viaggi di lavoro scoprì Krating Daeng, un energy drink che fece scattare in lui un’idea di business: mettersi in proprio realizzando una bevanda energetica con il suo marchio.

Nel 1984 fonda la Red Bull con il socio thailandese Chaleo Yoovidhya, lanciando la bevanda con il caratteristico simbolo del toro rosso in tutti i mercati del mondo, diventandone di lì a poco leader indiscusso a livello planetario.

È quì che Dietrich fa la differenza, affiancando il marchio della sua bevanda a tantissime discipline ed eventi sportivi, dal calcio allo sci passando per l’atletica, senza dimenticare la sfida nello spazio di Felix Baumgartner.

Eventi sponsorizzati, progetti creati e finanziati con il suo marchio, assurgendo a supporto tecnico ed economico per tanti atleti di qualsiasi sport. Finanziare, promuovere, come un novello mecenate che in cambio si èe creato una vastissima popolarità ed ha visto esplodere il proprio business.

La sua macchina organizzativa funziona eccome: èe stato un vero e proprio visionario, ma prima di tutto un grande appassionato di tutto ciò che fosse competizione sportiva.

I motori sono stati la sua passione più grande; possedeva e pilotava personalmente aerei storici, sponsorizzando piloti nelle moto.  Ma nel 2004 decide di fare un passo molto più grande: rileva la Jaguar Racing in Formula 1 e crea una realtà che a tutt’oggi è leader della categoria, nasce Red Bull Racing & Red Bull Technology.

Si defila dalle sue attività principali anche per problemi di salute che lo portano poi alla morte, ma da vero leader è stato capace di scegliere le persone giuste mettendole al posto giusto.

È stato ripagato da una miriade di successi in tutto il mondo, ed in Formula 1 dal poker iridato piloti e costruttori dal 2010 al 2013: ha visto l’esplosione di Max Verstappen che 15 giorni fa ha raccolto il bis Mondiale ed a lui è stato dedicato il ritorno al titolo marche proprio ieri in Texas della sua Redbull.

Il suo sogno si è avverato.

 

Scritto da Alessandro Rossi

Foto Copertina: ©AlessandroSala

Foto: ©Redbull

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