Due destini che si uniscono

“Hai stoffa, Roland. Puoi arrivare in alto”.

Si rivolgeva così Gerhard Berger ad un suo connazionale da poco arrivato in Formula 1.

Il suo nome è Roland Ratzenberger, nato a Salisburgo il 4 Luglio 1960, corre in tutte le categorie propedeutiche fino ad arrivare alla massima serie, debutta proprio nel ’94 al volante della Simtek, una vettura poco competitiva ma capace di far vivere un sogno al pilota austriaco, è tra i più grandi del mondo.

Durante la terza gara del campionato 1994, in quel tragico weekend di Imola, la massima serie dell’automobilismo mondiale ha vissuto una delle pagine più brutte che la storia di questo sport ricordi. Tutto comincia male già dal venerdì con l’incidente di Rubens Barrichello.

Ratzenberger lotta sia nella prima che nella seconda gara, ad Imola vuole ben figurare, agguantare i suoi primi punti in F1, quei punti che servono come il pane per andare avanti,
visto che sapeva di essere in macchina solo per cinque Gran Premi, a meno che non fosse riuscito a trovare ulteriori finanziamenti. Un buon piazzamento avrebbe potuto attirare sponsor, di conseguenza danaro che gli avrebbe consentito di continuare a vivere il suo sogno.



“Adesso le cose miglioreranno, a Imola potrò dare il meglio di me, conosco la pista e posso dare filo da torcere a quelli del gruppo delle retrovie! Dall’Austria verranno in tanti a fare il tifo per Berger, ma ci sarò anch’io. Con la macchina che ho, faccio quello che posso, ma riuscirò prima o poi ad essere un protagonista di questo sport, la tanta passione che ho conta”.

Durante le qualifiche riesce a migliorarsi costantemente, ma in uno dei giri percorsi uscì leggermente di pista alla chicane delle Acqua Minerali, prosegue, rientra in pista per continuare, ma non si accorge di aver rotto probabilmente la parte inferiore dell’ala anteriore.

Durante il giro successivo arriva forte alla curva Villeneuve, circa 300 km/h, l’ala anteriore cede all’altezza dei piloni di sostengo che la ancorano al muso, finisce sotto la vettura che diventa ingovernabile, il povero Roland diventa passeggero della sua tragedia, non avendo possibilità di evitare l’impatto la vettura si schianta lungo il muro di contenimento del circuito.

L’auto cominciò a ruotare su se stessa, arrestata la sua corsa si capì subito la gravità dell’incidente, il capo di Roland poggiava sul lato dell’abitacolo, privo di sensi. Non ci fu nulla da fare, il sogno dell’austriaco si spezza per sempre. È il 30 aprile di un anno funesto.

Tutto l’ambiente è scosso, Ayrton Senna vuole una bandiera austriaca: “Domani vincerò il Gp, voglio onorare Roland durante il giro d’onore sventolando la bandiera bianco rossa, la porterò con me in auto”. Tutti sappiamo poi come andò a finire quell’1° Maggio ’94.

Volevo ricordare così, una persona che non ce l’ha fatta a diventare come il grande Ayrton, il suo sogno si è spezzato purtroppo prima.

Un destino crudele.

Scritto da Alessandro Rossi

Leave a Reply

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

You cannot copy content of this page