I pionieri del volante: Tazio Nuvolari.

C’era un tempo in cui la competizione in auto si chiamava automobilismo, i Gran Premi erano una corsa e non un brand, tempi oramai andati, fatti di coraggio e passione pura. Questa è la storia di Tazio “Nivola” Nuvolari.

Una vita intrecciata tra Alfa Romeo e Ferrari, segnata anche dalla rivalità tutta italiana con Achille Varzi. Nato a Castel d’Ario (Mantova) il 18 novembre 1892, fin da bambino è attratto dalle discipline sportive più che dallo studio.

Una fortuna potremmo dire, altrimenti ci saremmo persi un campione come ne nascono uno ogni cento anni. “Un uomo senza paura” lo definì Enzo Ferrari.

Egli paura sembrava non averne proprio, guidando addirittura oltre i limiti del proprio fisico e del mezzo che stava conducendo, incurante dei limiti meccanici, tagliando il traguardo col volante in mano e sterzando con una chiave inglese tra gli applausi basiti del pubblico a Torino, nel 1946.

 

Tra le sue pazze imprese, che alimentarono il mito della sua figura grazie anche al regime fascista che si nutriva di celebrità ed  azioni eroiche, ricordiamo la vittoria al Gran Premio delle Nazioni sotto un’acqua torrenziale, bendato e fasciato.

O ancora il successo sul circuito del Tigullio arrivando sui cerchi delle ruote, dopo un’uscita fuoristrada. Vince al volante di un’Alfa 1750 la Coppa Ciano guidando con un corsetto applicatogli dopo una caduta in moto.

A Brno arriva secondo col cerchio posteriore senza più lo pneumatico. Ha inventato uno stile di guida tutto suo, di fatto è il padre della cosiddetta derapata controllata, la capacità di percorrere le curve in sovrasterzo facendo sbandare le ruote posteriori.

 

Curve che lui chiamava opportunità, riuscendo a vincere anche contro mezzi più potenti. Come dimenticare l’umiliazione subita da Hitler, giunto per vedere trionfare al Nurburgring, in occasione del Gran Premio di Germania, le Mercedes da 460 CV.

Le vetture della stella a tre punte si faranno prontamente bagnare il naso, anche se non senza difficoltà, da un italiano un po’ pazzo e un po’ geniale alla guida di un’Alfa Romeo P3 da 330 cavalli, dopo quattro estenuanti ore di gara, per la gioia di Enzo e di tutta la Scuderia Ferrari.

Uno smacco non da poco per i tedeschi, a cui forse mancava la passione e l’immenso cuore italiano di Tazio Nuvolari: un uomo così in fin dei conti nasce di rado.

Una vittoria strappata sull’inferno verde, la Nordschleife, una pista di quasi 23 chilometri e oltre 160 curve.

Pensate che gli organizzatori dell’evento nemmeno avevano il disco per suonare l’inno italiano, ma Nuvolari sì che ce l’aveva, nella borsa!

Tanto era sicuro di sé. “Paura di morire in un incidente? Ma voi che morirete nel vostro letto, avete ancora il coraggio di andarci a dormire la sera?”

Nella foto che apre l’articolo lo vediamoritratto con la spilla a forma di tartaruga regalatagli da Gabriele D’Annunzio.

L’animale più lento per l’uomo più veloce.

Scritto da Alessandro Rossi

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