La 14° di Verstappen, l’olandese vola sempre più in alto.

Il Gp del Messico si chiude con il nuovo record di vittorie per un pilota durante la stagione, una annata per Redbull e Verstappen perfetta, al netto di tutte le polemiche ed i dubbi sul cost cap; quello che vogliamo è che sia la pista a parlare ed i piloti con le loro vetture a “suonare” al meglio sull’asfalto di una  Formula 1, che sta vivendo un periodo molto stonato.

Gara che non ha riservato tante sorprese, partenza solida di Verstappen con le soft insidiato subito da Russell e Hamilton con le medie che, scaltro al semaforo verde, è riuscito a prendere la 2° posizione ai danni del compagno di squadra, per mantenerla sino alla fine del Gran Premio, con il padrone di casa Sergio Pereza abile a guadagnare la 3° posizione proprio su Russell.

Domenica come detto abbastanza tranquilla, lotta nei primi giri in termini di distacco tra Hamilton e Verstappen con l’inglese che per gran parte del primo stint è riuscito a mantenere sotto ai 2 secondi il gap dal Campione del Mondo.

Proprio questa strategia col senno di poi si è rilevata non proficua per il duo Mercedes, il tanto invocato degrado e graning sulle coperture Pirelli non si è manifestato, relegandoli ad una gara difensiva nonostante Hamilton su Max  e Perez su Russell abbiano spinto per  cercare chiudere il divario sui piloti del team iridato.

Il tentativo dell’indomito Perez nell’inseguire Hamilton ha mantenuto viva l’attenzione fino alla bandiera a scacchi, magistrale il lavoro del 7 volte Campione del Mondo nel tenere dietro e fuori portata del Drs il messicano, mentre in vetta solitario Verstappen allungava il proprio margine gestendo le gomme medie.

Se davanti lo status quo è rimasto tale fino alla conclusione  del GP più colorato dell’anno, nelle retrovie si è vista un po’ d’azione grazie alla strategia di Ricciardo, partito con le medie e gestite fino al 44° giro per poi montare le soft e recuperare diverse posizioni. Ciò ha consentito all’australiano, nonostante una penalità di 10 secondi causa contatto irruento con Tsunoda, di chiudere in 7° posizione.

In un fine settimana da dimenticare per Ferrari, chiuso in 5° posizione da Sainz ed in 6° da Leclerc assai anonimi, in gara la F175 non si è mai messa in luce; vettura scomposta e priva di ritmo, segno di come in questo appuntamento i ragazzi del Cavallino non siano riusciti a trovare un giusto bilanciamento.

Parte del motivo di ciò può essere riscontrata nell’aria più rarefatta dei 2200 metri di altura di Città del Messico e nel minor carico delle Rosse che ha comportato un’instabilità sia all’anteriore che al posteriore delle monoposto; il cambio d’assetto prima delle Qualifiche passando da una soluzione a medio carico ad una ad alto carico, non ha risolto le difficoltà di una Ferrari mai in partita.

In aggiunta, nelle dichiarazioni post gara di entrambi i piloti  si è capito palesemente come abbiano corso con una mappatura del turbo abbastanza conservativa proprio per evitare rotture, segno nuovamente di come non tutti i problemi di affidabilità siano stati risolti o siano in via di risoluzione.

In conclusione, il terz’ultimo appuntamento stagionale ci ha regalato una prestazione in crescita di Mercedes, ciò a rimarcare come il team di Brackley stia trovando in chiusura di Mndiale la “finestra” operativa corretta, e di come gli aggiornamenti portati negli ultimi appuntamenti abbiano garantito il recupero di qualche decimo prezioso sia sul passo gara che in qualifica.

Redbull marca ancora il territorio, è la squadra che riesce a gestire al meglio gli pneumatici e non farli degradare, come detto forse Mercedes col senno di poi con una strategia simile o quanto meno differenziata avrebbe avuto una chance di attaccare più da vicino Max, ma è facile parlare a posteriori.

Prossimo appuntamento tra 2 settimana in terra carioca, ad Interlagos ritornerà la Sprint Race il sabato (purtroppo) nel back to back con Abu Dhabi che vedrà calare il sipario sul 2022 della F1.

Scritto da Fulvio Vigilante

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