Automotive: La maserati Mc12GT1

Misurare la passione

Difficile misurare un bene non materiale, impossibile quantificare la passione, ancora di più stabilirne la nascita.

Da appassionato dell’auto fin da bambino ne ho fatto un lavoro, crescendo arriva internet, ottimo strumento ma gli si chiede sempre di più. Quel qualcosa in più che non trovi da nessuna parte, che ti faccia conoscere quei dettagli che non possono darmi i giornali di tecnica dell’automobile, così dato che non mi accontento mai, delle auto vado a cercarmi i certificati di omologazione, le cosiddette “fiche tecniche” FIA Fédération Internationale de l’Automobile.

Sfogliare dalla prima all’ultima pagina, trovare dettagli tecnici, un mare di informazioni altrimenti non reperibili. È stato così per tante vetture particolari, così continuerà ad essere. Ne è un esempio la Maserati MC12 GT1, un’auto molto importante per la casa del Tridente in quanto ha riportato l’azienda nel mondo delle corse. Il regolamento delle corse GT dice che si dovevano costruire almeno 25 esemplari stradali della tua auto da corsa, ma Maserati voleva fare qualcosa di speciale.

A differenza della maggior parte dei grandi produttori che modificano i propri modelli stradali per portarli poi sulle piste, il designer Frank Stephenson e Maserati hanno deciso di creare un’auto che di stradale aveva ben poco.

Con la versione da competizione è stato fatto un ulteriore salto di qualità, grazie a migliorie tecniche in ogni zona della vettura.

La realizzazione della MC12 GT1 che ha partecipato e vinto con piloti italiani al campionato GT con piloti del calibro di Thomas BiagiAndrea Bertolini.

Ha vinto gare in tutto il mondo e titoli in abbondanza. Confrontandosi con altre auto straordinarie della sua epoca, è facile affermare che era significativamente la migliore di tutte. L’unico posto in cui non ha brillato contro le competizioni era nelle corse Automobile Club de l’Ouest (ACO) e nella 24 Hours of Le Mans perché non le era permesso correre in quella categoria.

Era un’auto molto in anticipo sui tempi, presentava una serie di tecnologia da Formula 1 e deriva dalla Ferrari Enzo. Non è stata l’auto più facile da cui estrarre le massime prestazioni, ma chi l’ha svezzata è ricompensato con vittorie in abbondanza. Era anche affidabile, dopo che i primi nodi erano stati risolti.

La MC12 doveva essere fortemente limitata per consentire alle altre auto dell’epoca di rimanere competitive in quelli che Bertolini ricorda come “i primi giorni del BoP”.

Bertolini, all’epoca collaudatore della Scuderia Ferrari fu chiamato a collaborare allo sviluppo della MC12, a cominciare da una Ferrari Enzo usata come mule car. Da lì l’auto è stata costruita e messa alla prova in un ampio programma di test. Al di là del primo shakedown a Fiorano, era chiaro che questa vettura sarebbe stata una delle migliori del mondo.

Scritto da Alessandro Rossi

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