Ferrari Formula 1 – Salto quantico.

Il Pensiero di Alessandro Rossi sulla Rossa

Domenica scorsa si è svolto il primo Gran Premio della stagione, sul tracciato di Sakhir sono emersi dei risultati importanti, che fanno capire la continuità dei risultati e la costanza del trio Adrian Newey- Max Verstappen-RedBull.

I favoriti del Mondiale non hanno sbagliato nulla, ridicolizzando la concorrenza con distacchi abissali. Sul patibolo in primis ci va Ferrari, la prima candidata al ruolo di antagonista della squadra di Milton Keynes.

Prima della presentazione Il CEO Benedetto Vigna usava queste parole: “La Ferrari SF-23 sarà una monoposto che non avrà precedenti in termini di velocità.”


Il mondo ferrarista, me compreso, era gioioso, entusiasta di ascoltare le parole di un manager che vuole dimostrare al mondo intero la forza della sua azienda. Certo, quelle parole gli sono state messe in bocca dai tecnici che gli hanno letto i dati della vettura, ma ora che le prestazioni della SF-23 sono venute meno qualche domanda bisogna farsela.

In questo mio pensiero personale non voglio né difendere, né criticare la Scuderia di Maranello, ma soltanto constatare i fatti.

Arrivati in Bahrain per i tre giorni di test si è alzato subito il pugno duro sulla rossa, “Il muso della Ferrari si deforma”, parole gravi, che non rendono giustizia a che cosa è accaduto veramente, un pannello (vanity panel) che copre la punta del muso era troppo leggera (poco materiale).

L’ala anteriore presenta dei probabili difetti strutturali sui flap, tra il lato destro e sinistro c’è qualcosa che non va perché un lato flette più di un’altro, successivamente si è scoperto che quell’ala era per i test volutamente sacrificabile. Poi arrivano i guai con l’ala mono pilone che rompe l’attuatore del DRS e flap dello stesso, e durante le prove LIbere nel fine settimana di gara si notavano forti oscillazioni.

Ci si chiede come sia possibile, con i software di calcolo strutturale in dotazione oggi. A questo ci si arriva molto probabilmente perché la Scuderia di Maranello sta azzardando tanto, perché il risparmio del peso è il modo migliore di guadagnare velocità, un approccio diverso, anche se sbagliato per come è stato eseguito, rispetto al modo più “conservativo” degli ultimi anni. Diciamo che si vuole viaggiare al limite, ma spero che si rimedi presto a questi errori importanti.

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Confronto Tech tra Ferrari e Redbull


Nel fine settimana successivo c’è il Gp, non si scherza più, nessuno può più “nascondersi”, infatti Ferrari non si è nascosta, ha evidenziato benissimo i suoi problemi a livello di setup aerodinamico e meccanico, recuperando lo svantaggio che aveva in termini di velocità di punta. Come è giusto che sia, si è usciti con le ossa rotte, delusi e affranti, si è criticato la Scuderia ma c’è ancora un barlume di speranza, facendo sì che tutto si sistemi, evitando che la rossa sia subito tagliata fuori dal mondiale.

Perché è accaduto tutto questo? I guai a mio avviso partono da lontano, da un regolamento si uguale per tutti, ma con molti vincoli, forse troppi. L’elemento più costoso nella costruzione di una vettura di Formula 1 è la Power Unit, non ci sono test, solo banchi dinamici. 3 unità di Power Unit il limite massimo per non avere penalizzazioni in griglia, si risparmia sui test in pista ma devi rompere 150 unità al banco per averne 3 efficienti a pieno regime, ma come detto il regolamento è uguale per tutti.

Le wing car introdotte l’anno scorso prevedevano un livellamento delle prestazioni, ma si sa i tecnici bravi hanno una marcia in più, scovano sempre aree interessanti su cui lavorare e migliorare. Tranne per Red Bull e Aston Martin la situazione è poco carina per tutti, è a mio avviso difficile, tranne nel caso della creatura di Lawrence Stroll, recuperare da una vettura nata male, per alcuni motivi.


Ad esempio si è accusato tanto Ferrari per non aver cambiato molto sulla vettura 2023 rispetto allo scorso anno, ma questo è un risultato figlio anche del regolamento. Per sconvolgere la monoposto del Cavallini doveva cambiare radicalmente telaio, per alloggiare un archetipo di sospensione anteriore vincente, la pull-rod che equipaggia le ultime 2 RedBull.

Puoi farlo certo, ma hai almeno 3 problemi: con 3 giorni non raccogli dati sufficienti, hai il problema del budget cap, buttando tutta l’esperienza dell’anno scorso perché l’auto è cambiata profondamente. Chi ha poco da spendere ha copiato la Scuderia di Milton Keynes puntando sul sicuro, chi aveva tanto da perderci ha continuato sulla sua filosofia costruttiva iniziata l’anno, cercando di migliorarne i pregi ed eliminando i difetti, ma almeno al momento non ci si è riuscito del tutto.

E RedBull? Niente, era già un passo avanti l’anno scorso e lì è rimasta, anzi è più che migliorata. Cosa potrebbe accadere, che se le auto non sono cambiate più di tanto, forse la situazione non cambierà più di tanto.

Scritto da Alessandro Rossi

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