L’insostenibile nefandezza dell’essere f1.

L’ennesimo, inverecondo festival dell’ipocrisia della massima categoria del motoracing, e della minima categoria di ominicchi, è andata in scena sul palco di Gedda. Come al solito la commistione tra sport, politica e bellicosi eventi, condita dal vile denaro, scatena maleodoranti farse, lascia scie mefitiche: d’altronde, pecunia non olet.

Sochi archiviata, piloti e scuderie russe messi al bando a DRS spalancato dai padroni del vapore fia e f1, come gli empi dal tempio; i 20 prodi drivers dell’annus horribilis 2022 lesti a sventolare drappi intrisi di vuoti proclami. Dall’arcobaleno al nero, dai peana di genere alla vacua opposizione alla guerra, una guerra, quando nell’orbe terracque di conflitti bellici ce ne sono a manate, senza che alcuno dica mu: tutti i colori del nulla, del vuoto cosmico.

Alla fine si scende in pista nonostante sicurezza 0, risibili e deficienti rassicurazioni di chi, oltre all’ultimo verbo, pensa di avere infallibili sfere di cristallo cui ricorrere per garantire la certa incolumità agli attori. Il fronte piloti, dopo lungo consesso, è parso unito nonostante svariati mugugni, ma alla fine la schiena dritta dei più si è piegata ai desiderata dei boss, dei capi, di chi gestisce in modo inenarrabile il circo. Veri domatori, incantatori di anime e venditori di fumo, dai portafogli rigonfi e dalla morale sottoterra, nonostante vuote parole al vento.

E poi i media, i giornalisti, categoria cui appartengo ma di cui aborro l’attuale zerbinismo, l’acriticità ai massimi livelli serva del potere e di chi conduce il gioco. Il banco non piange, anzi tiene la cassa sempre ben aperta. I reporter veri, quelli che farebbero le domande vere, quelli che non hanno timore di essere messi a tacere o a cui non si propina la pappa pronta, vengono debitamente tenuti a distanza, si negano accrediti da anni con le più insulse ed incredibili motivazioni. Dentro il recinto restano i lacchè, i signor sì, incapaci di derogare alla vigente tirannia ed al bavaglio intellettuale.

Oramai ridotti a divi e divette che fanno dello svacco, dell’apparire in selfie che intasano l’etere durante i fine settimana di gara, la loro derelitta deontologia. D’altronde comanda il dio denaro, di morale o senso del dovere si sono perse da tempo le tracce.

Signore e signori, sipario!

Scritto da Alessandro Sala

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