Ciao Maestro, Marcello Gandini.


C’è un tema che affascina gli appassionati dell’automobile: la ricerca dell’auto definitiva ed immortale, quella che passeresti ore ed ore ad osservare senza stancarti mai.  Capita di vedere degli attenti osservatori girare intorno ad un’automobile appezzandone le forme, al primo impatto c’è quel “wwwooowww” iniziale che li contraddistingue.  Così è stato per anni e così continuerà ad essere sempre.

Il modo di concepire le auto attuali, ci fa apprezzare sempre di più ciò che abbiamo stretto tra le mani negli anni passati, oggi sappiamo dare ancora più valore a quei gioielli di infinita bellezza.

 


Di questi due piccoli esempi, ognuno di noi ha un papà, che con estro, ingegno e fantasia, ha realizzato per i nostri occhi manifatture che ad oggi possono essere tranquillamente chiamati capolavori di arte contemporanea.  Uno dei Papà di auto dallo stile inconfondibile, proprio quelle che non finiresti mai di ammirare, è Marcello Gandini, che proprio ieri ha lasciato la vita terrena.


Doveroso è il ricordo verso un appassionato, prima ancora che un grande “stilista” dell’auto, che ha cucito i migliori abiti su delle materie informi, ruvide, gelide.  Grazie a lui quel “materiale ferroso” ha un’anima, un fascino particolare, design talmente innovativi all’epoca, tali da essere ancora attuali.

Forse sono sue le auto perfette, figlie di un’unica matita che disegnava tutto dalla targa anteriore a quella posteriore, tra i tanti capolavori da lui realizzati si apprezzano dei tratti somatici in ogni suo dono all’umanità, proprio perché chiamarlo lavoro è riduttivo: Marcello Gandini è la pulizia nelle forme e la continuità dell’insieme fatta persona.

La Lancia Stratos, così avanti per l’epoca, l’Alfa Romeo Montreal realizzata in occasione dell’Expo, Alfa e Gandini, vennero chiamati a rappresentare la “massima aspirazione raggiungibile dall’uomo in fatto di automobili”, la Montreal ci andava a nozze con questo pensiero.



La Lamborghini Miura ha cambiato il concetto di auto sportiva, oltre ad essere una delle più belle automobili che la storia ricordi, con linee morbide e filanti, un retrotreno che scende su una coda pulita senza spigolature marcate. Praticamente paragonabile a una donna con l’abito da sera più elegante, che si fa ammirare senza far rumore.

“Io sono quello che può fare la scarpa al tuo piede” disse Nuccio Bertone al grande Ferruccio Lamborghini.  Aveva ragione, Gandini crea l’unica vettura che non è stata cambiata di una virgola dal suo primo bozzetto, stupenda così com’era.

E la Countach?  Un punto di rottura netto con il passato, l’auto sportiva che passa ad un concetto superiore, tutto è perfettamente amalgamato in uno stile unico ed inimitabile.

Tutto questo è orgoglio italiano in tutto il mondo, ricordiamocelo, siamo figli sì di un’epoca che non c’è più, ma noi ne conosciamo e custodiamo il valore, tenendocelo ben stretto.

Ciao Maestro.  L’oasi degli artisti ti aspetta.

 

Scritto da Alessandro Rossi

Foto: Archivio

 

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