MODE E MALCOSTUMI IN UN CIRCO ORMAI VIZIOSO

L’aver trascorso qualche giorno tra le verdi e vaporose foreste delle Ardenne, inviato al seguito del secondo appuntamento stagionale dell’Endurance ed immerso in un ambiente único al mondo come quello di Spa Francorchamps, mi ha fatto respirare aria buona, vivere un’atmosfera non di plástica, artatamente appiccicaticcia e schiava dei dettami del più inutile showbuisness che sta soffocando la Formula 1.

Lustrini, paiettes e stellefilanti, vippini e vipponi, nani e ballerine per un nonsense che pervadono griglia, box, paddock e spazi dedicati a chi paga cifre spropositate o è invitato.

Certo, Liberty Media e chi ha in mano il timone del tendone del circus della F1 bada ai forzieri, agli affari, al business, lo sport che tanto amiamo, l’attività in pista, le gesta dei piloti paiono oramai ridotti a secondari interessi.

Quando poi si comincia a ficcanasare ed a voler gestire guardaroba e portagioie dei protagonisti pena pene da scontare sull’asfalto, beh, il degrado rasenta l’incredibile.

Certo, le americanate e quanto di più rutilante accade attorno alla massima categoría del motore raggiunge l’apice quando trattasi di evento made in Usa. La proprietà è a stelle e strisce, d’accordo, l’architrave económica della Formula 1 si sotiene a base di petrodollari e perciò, perchè sorprendersi del proliferare di impianti anche ad oriente?

E quindi, di che stupirsi se nascono circuiti di plástica, scenari impresentabili,  tracciati senz’anima e senso agonístico? E se poi attorno vi si erige un circo multicolor che annacqua quello che rappresentavano una volta i weekend di gara?

Già mi viene male a pensare a cosa faranno in quel di Las Vegas, new entry del calendario 2023: la città più finta del pianeta sarà la terza location scelta dai padroni del vapore per ospitare una gara nella patria dello zio Sam.

E si sussurra di un investimento di oltre 200 milioni di dollari per il paddock in Nevada…quando invece si dovrebbero allargare i cordoni della borsa per allestire delle piste degne di tal nome e non autentici, piatti, insulsi  serpentoni asfaltati.

 

Laddove l’unica preoccupazione dei piloti sarà quella di evitare i muretti, e non apparecchiare grandi sorpassi. Ormai i drivers sono ridotti a semplici acrobati, che devono evitare i pericoli disseminati lungo la distanza di un Gran Premio.

E slalomeggiare tra vip e vipponi con cui, nel fine settimana agonístico, l’organizzazione disseminano la vita in circuito di quelli che dovrebbero essere i protagonista.

E fa tanto male ripensare ai tempi andati, alla F1 di una volta, quando i giornalisti, liberi di fare il proprio mestiere, erano i soli cui veniva concesso “importunare” gli assi del volante sin allo scattare del semáforo verde domenicale.

Quando le interviste e le relazioni piloti-media non erano asserrvite al potere di sponsor, team, Fia ed al management della F1. Ora poi che i colleghi si sono trasformati in divi e divette, impegnati più a districarsi tra seflies e svacchi in pista o tra le immaginifiche scenografie approntate nei circuito di nuova de….generazione.

Questa stagione che, come la precedente, vede non venirmi concesso di  poter essere accreditato ad un evento di Fia e Liberty Media, ho optato per un cambio di panorama, d’altronde c’è vita oltre la F1. E che vita!

Wec e European le Mans Series, dove gli antichi valori, sapori, rumori fortunatamente resistono in gran maggioranza. E farlo anche in uno scenario come quello belga lungo i 7 spettacolari km delle Ardenne, beh, riscalda il cuore, rinfranca l’animo e ti fa serntire reporte allo stato puro.

Con relazioni senza troppi lacci e lacciuoli coi protagonisti in pista e fuori, con cui scambiare due chiacchiere, fare belle interviste. Ah, per chi non lo sapesse l’organizzazione prima dell’attività in pista organizza ogni santa volta un bell’incontro con giornalisti e fotografi.

Laddove si spiega per filo e per segno cosa possono e non possono fare, dove possano o non possano andare, insomma cercando di far sì che ognuno sappia gestire al meglio la libertà di movimiento e non solo che viene garantita alla stampa. Che non ha troppe restrizioni per muoversi tra box, griglia e lungo i differenti tracciati.

Ma cosa più bella ed altisonante, l’indicazione che ci viene fatta ogni santa volta: non siete qui per fare selfies o a caccia di autografi, siete qui per fare i giornalisti!

Cosa che in Formula 1 non esiste, si sognano, semplici comportamenti che non vengono rispettati, anzi: oramai è diventato malcostume comune per gran parte dei “colleghi”.

 

No grazie, di questo circo di plástica attualmente ne faccio volentieri a meno, anche perchè non mi viene concesso starci. Ora come ora per la sopravvivenza del circo è più importante ed attenzionata la presenza di star e starlette, riempire Paddock Club e griglia prima della partenza con chi garantisce lauti introiti ed una calamitosa attenzione.

Riducendo piloti e l’attività in pista a comprimari, comunque compressi in soffocanti e risibili regolamenti. Tra sempre nuove restrizioni, che stanno annichilendo lo spirito, l’essenza motoristica e sportiva della F1.

Scritto da Alessandro Sala   

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