Grazie di tutto, ingegnere.

“Io sono la persona meno giusta per giudicare Enzo Ferrari, perché il mio rapporto con lui è stato sempre estremamente positivo. Lui credeva nella mia onestà tecnica, è stata la persona che ha influenzato di più la mia vita, lavorativa ed umana, aiutandomi con mio figlio che aveva bisogno di cure”.

Dopo l’ingegner Materazzi, se ne va un’altro Papà dell’automobile, Mauro Forghieri: una persona che ha trasmesso un bagaglio tecnico ed umano di notevole spessore a chi ha avuto la fortuna di strargli vicino.

A mio avviso l’ingegnere degli ingegneri, il più grande che abbia mai avuto la Ferrari, una persona di fiducia del Drake, che lo ha sempre accompagnato e difeso in ogni occasione. Una persona semplice ed ammirevole, dedita al lavoro, in un ambiente dove i calcolatori erano la mente, il simulatore era il tecnigrafo, la gavetta era alla base di tutto.

E che gavetta al suo approdo nel mondo del Cavallino Rampante, con lui Giampaolo Dallara, Carlo Chiti, Giotto Bizzarrini, il meglio che si potesse chiedere all’epoca.

Ci seppe vedere bene il grande Enzo, fu proprio il Drake a scegliere Forghieri come capo del “Reparto Corse” di Maranello: una scelta lungimirante nei confronti del 27enne ingegnere, entrato in Ferrari ad appena due anni dalla laurea all’Alma Mater Studiorum – Universitá di Bologna.

Dimostrò ben presto la competenza ed il carisma che contribuirono poi negli anni ai numerosi successi della Rossa. A partire dal 1962, rivestendo il ruolo di responsabile del Reparto Tecnico per le vetture di Formula 1 e delle Sport Prototipo.

Forghieri guidò infatti le supercar modenesi alla vittoria di 54 Gran Premi iridati, quattro Mondiali Piloti e sette titoli Costruttori; nella sua lunga attività nella Scuderia Ferrari inoltre, introdusse elementi tecnici di novità che hanno segnato la storia della Formula 1.

Una persona che ha contribuito a fare grande la Ferrari e Modena, esprimendo ad altissimi livelli le caratteristiche che mettono in risalto queste realtà: passione, creatività e spirito di innovazione, contribuendo anche a portare l’amore per la qualità e la bellezza.

Si è spento nella sua Modena, nella città che amava più di ogni altra cosa, ma ancora di più lo amavano gli amici, sapevano di avere vicino un tesoro dal valore inestimabile.

Di lui ricorderemo tante cose, su tutte la sua semplicità; ricordo di aver letto un libro dove si raccontava di un fatto avvenuto a Zandvoort, dove la Ferrari portò un motore diverso per farlo provare a Gilles Villeneuve, ma questo si ruppe a poche ore dalle prove ufficiali.  Mauro diede una mano ai suoi uomini per sollevare la macchina e poi cominciò ad armeggiare con le chiavi inglesi per fare più in fretta e portarlo poi in pista.

Il paradiso dell’automobile sarà contento, ha il miglior motorista, il miglior telaista, il direttore sportivo per eccellenza. Me la immagino la scena, loro due che progettano, con Enzo Ferrari che continua ad “agitare uomini”.

Semplicemente, ciao Furia!

Scritto da Alessandro Rossi

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