Ayrton Senna: The rainmaster

“Non esiste curva dove non si possa sorpassare”, era questo uno dei mantra intoccabili di uno dei più grandi campioni che la Formula 1 abbia mai avuto.

Ayrton Senna Da Silva nasce il 21 marzo 1960 a San Paolo del Brasile, secondo figlio di Neide F. Senna e Milton da Silva. Con suo padre titolare di una autofficina era impossibile non innamorarsi dei motori. Gli viene costruito il suo primo kart, e all’età di 4 anni comincia a girare intorno alle strade del quartiere.

Il cimentarsi su strade urbane era pericoloso per la sua incolumità, di lì a poco gli verrà comprato il primo kart professionale per poter competere con gli altri in circuito.

Ed iniziò la storia! La sua più grande passione per tutto il periodo della giovinezza sono proprio i go kart. Impara sia l’arte del meccanico che quella del pilota: connubio perfetto con vittorie e titoli a ripetizione.

Nel 1980 si trasferisce in Inghilterra e l’anno seguente disputa la Formula Ford, campionato propedeutico e fucina di grandi piloti. Conquista 2 campionati consecutivi, nel 1983 disputa il campionato FIA Formula 3 vincendo alla grande, dimostrando doti superioriagli altri che lo lanciano direttamente in Formula 1.

Il suo primo Campionato nella massima serie lo disputa con una Toleman, una modesta vettura di bassa classifica. Nonostante questo la voglia di emergere ed il talento di Senna emergono, a suon di sorpassi sul bagnato, rischia di vincere il Gp di Monaco dove arriva secondo dietro Alain Prost. Sì proprio lui, che sarà protagonista con Ayrton di mille battaglie.

Dal 1985 passa in Lotus, vettura decisamente più competitiva ma non a livello dei primi, vince comunque le sue prime 2 gare e si conferma il numero uno sul bagnato. Nei successivi due anni conquista altre quattro vittorie ed il terzo posto in Campionato.

Il 1988 è l’anno buono, passa alla McLaren Racing e vince il titolo: Ayrton Senna diventa il nuovo mito brasiliano.

L’anno dopo è quello della grande battaglia con Alain Prost che sfocerà nell’incidente di Suzuka e che costerà ad Ayrton il titolo; Senna si rifarà l’anno seguente: sempre a Suzuka avviene un incidente tra la Ferrari di Prost e la McLaren del brasiliano alla prima curva; questa volta il titolo va al carioca.

Nel 1991 il suo rivale è Nigel Mansell, il binomio McLaren-Senna è tuttavia troppo superiore ed il Paulista porta a casa il suo terzo Mondiale.

Nelle successive due stagioni le soddisfazioni per il brasiliano sono poche, la sua vettura è poco competitiva. Accade però un episodio che verrà ricordato a lungo: siamo a Dogniton, è il ’93, diluvio in pista, parte quinto ed alla fine del primo giro è al comando, quattro posizioni recuperate con un giro da antologia.

Va a vincere una gara incredibile, ma il suo talento non basta per sopperire alle mancanze del mezzo meccanico. Il desiderio di Ayrton è un altro, vuole la Williams Racing, la vettura vincente. Ottiene un contratto per il 1994, qualcosa però va storto.

Ayrton prova la monoposto, non la sente “sua” ed all’interno dell’abitacolo si trova scomodo. La vettura è la FW16, creata dal Team Inglese capitanato da nel reparto tecnico da Adrian Newey. L’idea è quella di realizzare la parte anteriore più stretta possibile per privilegiare l’efficienza aerodinamica. Soluzione azzeccata, ma che rendeva difficile il lavoro del pilota.

Il volante utilizzato dall’asso brasiliano era da 26 centimetri, ma lui era abituato ad utilizzarne uno da 30, consapevole che quella era la dimensione perfetta per poter avere il massimo feeling con la macchina.

Impugnando il volante, le nocche delle dita sfioravano la parte superiore dell’abitacolo e questo procurava ad Ayrton Senna molti problemi, poiché dei pezzi di carbonio si infilavano nelle mani. Chiede delle modifiche importanti alla squadra che pian piano arrivano.

Durante l’infausta gara sul circuito di Imola, il piantone dello sterzo viene allungato per essere più vicino all’uscita del cockpit. A causa del cedimento meccanico di questo elemento Ayrton perse la vita al settimo giro di quella maledetta domenica. È la fine di un sogno, il Brasile piange il suo eroe, una tragedia che segnerà per sempre il mondo della Formula 1. È il 1 Maggio 1994.

Scritto da Alessandro Rossi

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