Esce l’#1 di MadMax sulla ruota di Las Vegas.

Max Verstappen conquista di forza il GP di Las Vegas, su un circuito dai contorni spettacolari.  Charles Leclerc non concretizza la Pole Position ottenuta al sabato ma ottiene il massimo contro un binomio che vede il Campione del Mondo in carica arrivare a vincere la gara numero 18 in questa stagione.  Perez torna a podio anche se subisce un sorpasso da Leclerc all’ultimo giro con una staccata da vero campione del monegasco.

Alla partenza l’olandese regala al pubblico il solito stacco da sprinter, Leclerc cerca di chiudere la porta ma viene accompagnato fuori da Max: arriva la penalità per lui, ma una Safety Car rimette in gioco Verstappen.

Max è stato, ma c’è da dire che ci ha messo anche del suo, con una RB19 che ancora una volta ha dimostrato le sue innegabili qualità.  A rafforzare ancora di più il valore della vittoria, la toccata con George Russell al giro 25: strappa la paratia laterale dell’ala anteriore della RedBull numero 1, ma l’olandese riesce a sopperire a questa mancanza guidando in scioltezza senza avere particolari problemi a livello aerodinamico.

La RB19 messa in pista dalla squadra di Milton Keynes non è apparsa così dominante come ci ha abituato quest’anno, ma ha comunque trionfato grazie ad una costanza di rendimento che spaventerebbe chiunque.  La RedBull è stata più competitiva con la mescola Hard, la Ferrari è apparsa più a suo agio con la mescola Media.

La SF-23 ha goduto di un ottimo bilanciamento complessivo, un grande allungo anche grazie ad una trazione eccellente; buona in frenata con una velocità a centro curva molto interessante.

La Rossa, con il podio di Charles Leclerc ed il sesto posto di Carlos Sainz si porta a quattro punti in classifica costruttori dalla Mercedes, un risultato che dopo la ripresa del Mondiale dalla pausa estiva, sembrava impossibile.  Le due frecce nere hanno chiuso rispettivamente settima con Lewis Hamilton ed ottava con George Russell dopo una corsa passata a rincorrere le posizioni più nobili della classifica.

Forse il layout del circuito del Nevada è stato troppo severo per il team anglo tedesco, per una volta non sono riusciti a risalire la classifica, dopo che la W14 ci ha abituati a rendere meglio in gara rispetto alla performances sul giro secco.

Da sottolineare l’ottimo quarto posto di Esteban Ocon ed il quinto di un recuperato Lance Stroll; gara molto solida per entrambi, con il canadese che pare essersi definitivamente ripreso dopo il botto di Singapore.  Alonso e Piastri chiudono la Top 10, il primo meno in palla rispetto al solito, mentre l’australiano afferra un punto con una McLaren da cui ci si aspettava qualcosa di più.

La carovana si sta trasferendo ad Abu Dhabi per l’ultimo Gran Premio della stagione, Verstappen parte come favorito d’obbligo ed i comprimari da valutare attentamente, con Mercedes e Ferrari che si giocano la piazza d’onore per quanto riguarda il titolo Costruttori.  Lo stesso discorso vale per Aston Martin e McLaren separate da appena 11 punti, in lotta per un piazzamento che li benefici economicamente e nel monte ore di tunnel del vento.

Una nota a margine la merita ciò che è accaduto venerdì, l’evento nefasto occorso a Carlos Sainz non può e non deve passare inosservato: Ferrari deve pretendere un chiarimento perché i fatti accaduti potevano avere risvolti ben diversi, soprattutto se queste cose avvengono a 300 km/h.

Tuttavia mi sembra ingiusto che un pilota debba pagare con una penalità di 10 posizioni per cambio di componenti della monoposto, quando questo danno è stato arrecato da una situazione non contestabile al pilota, ma a causa di una leggerezza della FIA in sede di ispezione e verifica del circuito e dai responsabili della pista.

Non si possono modificare i regolamenti, un caso del genere aprirebbe il cosiddetto vaso di Pandora, ma qualcosa i legislatori una tantum avrebbero dovuto fare; invece c’è stato un silenzio tombale di tutto il circus, senza pensare che al posto di Sainz, ma anche Ocon, ci si sarebbe potuto trovare qualsiasi altro pilota.

Cambiare il regolamento in base all’accaduto o alla persona no, ma due domande magari sì ci sarebbero da porsi.

Scritto da Alessandro Rossi

Foto: ©HasanBratic

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