Il coraggio di osare.

Può una vettura degli anni ’60 suscitare fascino con una reinterpretazione in chiave moderna? È la domanda che si pongono in molti, me compreso. Per capire meglio bisogna tornare indietro con gli anni, 56 per l’esattezza. La storia insegna che ci sono automobili con del fascino e un valore inestimabile, perché sono state costruite in pochissimi esemplari, in altri casi perché hanno legato la loro storia alla raffinatezza meccanica che le contraddistingue, in più c’è da considerare un valore aggiunto non trascurabile: fare da “scuola” alle auto che più avanti sarebbero nate.

In una sola vettura sono riunite, armoniosamente amalgamate, tutte queste caratteristiche, alle quali se ne aggiunge una, normalmente opinabile, ma in questo caso riconosciuta all’unanimità: l’italiana Alfa Romeo 33 Stradale è un patrimonio dell’automobilismo mondiale, per me rappresenta quello che la Venere di Botticelli è per l’arte.

Il merito è di Franco Scaglione, uno stilista che intorno al telaio ha imbastito un abito degno delle migliori serate di gala, creando un unicum perfetto tra stile e funzione.

Arrivando ai giorni nostri, scopriamo che gli appassionati stanno ammirando sempre più le glorie del passato, così le case automobilistiche stanno rivisitando alcuni modelli storici in chiave moderna.  Chiamiamoli restomod, oppure remake, questi progetti sono sempre riusciti?  Insomma, non proprio.  Forse sono tradizionalista, magari esagerato, ma voi ve lo immaginate Leonardo da Vinci che reinterpreta Monna Lisa in chiave 2023?

Sulle auto la sfida, almeno a livello di design è ardua: prendendo l’auto di base, vanno mantenuti lo stesso equilibrio delle forme, l’essenzialità delle linee, l’eleganza di ogni minimo particolare.  Disegnare un remake di un mito non è mai semplice, occorre rigore nel rispetto di alcune regole fondamentali: fascino, storia, l’anima che possiede la vettura originale da cui deriva il remake.

Ieri è stata la volta di Alfa Romeo, la 33 Stradale torna a vivere, se sarà un progetto indovinato secondo me ci vorrà tempo per capirlo, dopotutto quella di fine anni ’60 la apprezziamo molto di più oggi perché le auto attuali non suscitano le stesse emozioni.

Di sicuro la casa di Arese ha avuto il coraggio di osare, per Alejandro Mesonero-Romanos, capo del design dell’Alfa Romeo, la nuova 33 Stradale è “un vero e proprio manifesto di bellezza essenziale: poche linee, sensuali e allo stesso tempo potenti capaci di suscitare desiderio e forti emozioni”.  Il richiamo alla sua progenitrice è evidente, le dimensioni generali come il rapporto tra passo e lunghezza sono stati rispettati, come la vettura da cui deriva il punto più alto è al centro del tetto.

Sul retro, dicevamo molto più aggressivo, il vestito ha un taglio netto nella parte superiore, con l’estrattore in bella evidenza che fa lavorare l’aria in coda proveniente dal fondo piatto.  I gruppi ottici posteriori hanno la forma che non conosce i segni del tempo: circolare.  Un chiaro richiamo al passato leggendario.

Il telaio è una monoscocca in fibra di carbonio, che deriva da quello della Maserati MC20, con telaietti di supporto anteriori e posteriori in alluminio.  Collegate al telaio troviamo sospensioni a quadrilatero su entrambi gli assi con ammortizzatori a controllo elettronico, per una maggiore precisione di guida presenta un asse di sterzo semi virtuale collegato ad un servosterzo elettrico.

Per avere un ulteriore punto di collegamento con il passato si è scelto di adottare naturalmente la stessa apertura a farfalla delle portiere, con parte del tetto che si integra con la porta, un effetto “ciel” davvero molto piacevole.  Gli interni, come possiamo vedere, hanno una impostazione minimalista, tutto è funzionale e perfettamente integrato con la vettura.  Dotata di tutta la strumentazione elettronica a livello di infotainment, sul tunnel centrale è stato possibile riportare il numero di telaio con le cifre che identificano anche la diversa personalizzazione che il cliente ha voluto.

33 esemplari, tutti già venduti, le motorizzazioni sono due: un V6 di 3.0 L montato in posizione posteriore centrale dotato di 620 CV.  Trazione posteriore, cambio di tipo automatico a doppia frizione e con differenziale elettronico a slittamento limitato.  C’è anche una versione full electric, l’autonomia dichiarata dalla casa è 450 km con una potenza di 750 CV.  Per questa versione, al momento, questi sono gli unici dati disponibili.

Una reinterpretazione del passato che dovrà dirci molte cose, ha l’arduo compito di reinventare un mito forse troppo grande, ma il tempo ci darà il suo giudizio.

Scritto da Alessandro Rossi

Foto: AlfaRomeo

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