Il re Leone, Nigel Mansell.

Ezio Zermiani: “Nigel, come mai questo errore?” “La prossima volta facciamo così: tu fai la curva ed io ti faccio una domanda così scema”.

Dietro questa risposta sgarbata, c’è uno dei più grandi piloti della Formula 1, quella nostalgica, quella che a mio avviso ha prodotto le monoposto dalla linea più bella. Naturalmente parliamo di Nigel Mansell, il baffuto pilota inglese rispose così ad una domanda del grande giornalista della Tv nazionale.

Era il GP di Silverstone del 1990: Mansell, allora con la Ferrari, uscì di pista mentre era in testa compromettendo inevitabilmente la propria gara.

Nigel, un pilota che ha fatto della tenacia la sua caratteristica vincente, combattente e veloce come pochi.

Ha ottenuto molto meno di quello che il suo talento potesse esprimere, anche a causa di numerosi episodi sfortunati, spesso alternando momenti di magica euforia e positività, a periodi di innegabile sconforto.

Ma il suo essere pilota d’altronde era propio così, genio e sregolatezza allo stato puro.


Nasce ad Upton-Upon-Severn, nel Regno Unito, l’8 Agosto 1953 da una famiglia di persone umili che si danno da fare per far quadrare il tutto; Nigel non è da meno.

La passione per l’auto da corsa nasce presto, ma il suo percorso sportivo vero e proprio parte tardi perché sa che non può gravare sulla propria famiglia.

Inizia a lavorare e con quello che guadagna partecipa alle prime gare in kart; il passo importante lo compie nel 1976 approdando in Formula Ford dove si laurea Campione l’anno seguente.
Sempre tenace, a tal punto di riuscire a strappare un importante sedile in F3 alla March; in mezzo a mille problemi economici non molla la presa, ed è quì che avviene un passaggio importante: lo nota un certo Colin Chapman, genio assoluto della Formula 1 e patron della mitica Lotus.

Inizia come collaudatore per poi diventare pilota titolare nel 1981, il suo compagno di squadra è il romano Elio De Angelis.

Quattro anni in Lotus senza nessun successo, la sua carriera sembra non decollare, anche per via della poca competitività della vettura inglese.

Poco veloce ed altrettanto poco affidabile: 61 gare con ben 35 ritiri, Nigel non riesce a dimostrare il proprio reale valore.

Così decide di cambiare rotta, nel 1985 debutta in Williams: l’inizio non è dei migliori ma poi inizia ad ingranare alla grande, due vittorie consecutive a Brands Hatch e Kyalami.

L’anno successivo lo vede ancora più protagonista, con McLaren e la sua Williams a battagliare per il Mondiale.

Mansell vince 5 gare con numerosi piazzamenti a podio. In seno al team di Grove tuttavia, nasce una lotta interna tra l’inglese ed il compagno di squadra Nelson Piquet; tutto questo non fa che facilitare la conquista del Mondiale da parte di Alain Prost.

La lotta tra compagni di garage prosegue la stagione successiva per il leone d’oltre Manica sembra essere l’anno buono, ma a due gare dal termine si infortuna ed è costretto a saltare due GP; vince quindi Piquet.

Dopo la rottura di Williams con Honda, il britannico si trova tra le mani una monoposto nuovamente non competitiva, decide così di approdare in Ferrari.

Il primo anno le prospettive sono positive, vince due gare memorabili, ma con l’arrivo di Prost a Maranello decide di mollare tornando quindi alla Williams.

Il 1991 lo vede protagonista, chiude secondo nel Mondiale con una FW14 in netta crescita, tanto da cambiare le carte in tavola per l’anno seguente: la FW14B con le sospensioni attive domina in lungo e in largo la scena. Finalmente tutto si incastra in maniera perfetta, con 9 vittorie Mansell è Campione del Mondo.

Obbiettivo raggiunto; conscio del fatto che sarebbe arrivato Prost in squadra, alla fine della stagione decide di ritirarsi dalla Formula 1.

Il Re Leone è stanco, non vuole confrontarsi con il grande Alain, è un peccato non sapere come sarebbe potuta andare.

Di sicuro c’è solo una cosa, ritirandosi…nessuno può più batterlo.

Scritto da Alessandro Rossi

Foto di repertorio

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