Cinquanta volte Max.

La Formula 1 fa tappa ad Austin in Texas e ci regala un GP incerto fino all’ultima curva.  È vero, il copione si ripete per la quindicesima volta quest’anno, con Max Verstappen che vince la gara numero 50 in carriera avvicinandosi sempre più ai numeri dell’olimpo dei grandi.

Questa volta però è stato diverso, come a Spa parte dalla sesta posizione in griglia, ci si aspettava come sempre una rapida progressione verso la testa della classifica, ma così non è stato.

A mettere a dura prova il talento di Max sono subentrate delle variabili importanti: i problemi ai freni accusati durante la corsa, una RB19 che non era la miglior monoposto in pista ed un Lewis Hamilton in forma strepitosa, galvanizzato dalle ultime novità portate dal team di Brackley.

Alla fine la vittoria è comunque arrivata, merito di una gestione perfetta della gara, RedBull ancora una volta ha dimostrato di avere una marcia in più quando si tratta di fare la differenza ai box.  Il Campione del Mondo ha portato poi quel valore aggiunto che si chiede ad un vero campione, deve essere bello vincere così, perché questa volta non ha vinto soprattutto la RB19, ma ha inciso una serie di fattori chiave.

Parlavo di un Hamilton in grande spolvero, la miglior gara della Mercedes in questa stagione poteva portare un successo meritato, avendo messo a disposizione dei piloti la miglior vettura in pista.

Purtroppo qualcosa è mancato a livello strategico, il momento chiave arriva al primo Pitstop di Verstappen: Hamilton ha 5″ di vantaggio su Max, ma fanno entrare Lewis in pitlane 4 giri dopo per il cambio gomme, in quelle tornate la RedBull numero 1 recupera, ed il 7 volte iridato torna in pista con 7 secondi di ritardo.  Una gara che poteva essere vinta, ma purtroppo è stata persa, anche perché non capita molto spesso che la RedBull inciampi in situazioni antipatiche.

Gran bella corsa di Lando Norris e la sua McLaren, che non è più una promessa, ma una realtà conclamata.  Una vera delusione è stata invece la domenica della Ferrari: partendo dalla Pole mi aspettavo qualcosa in più, invece abbiamo visto anche in questo caso una strategia di gara sbagliata sulla rossa di Leclerc, per fortuna giusta su Sainz che a fine giornata viene “portato” sul terzo gradino del podio.

Non mi piace questo atteggiamento, la Scuderia di Maranello è stata troppo ottimista nel pensare che la gara poteva concludersi con una sola sosta, questo ha privato Leclerc dal lottare fino in fondo.

Di sicuro non ci si poteva aspettare molto, visto che già dalla prima parte della competizione si era ben capito che la rossa non poteva lottare per la vittoria contro la coppia Max-Lewis, ma non è nemmeno pensabile che una squadra di tale blasone debba essere costretta a lavorare su una strategia “estrema” per cercare di raggiungere un risultato degno di nota, come se questa scelta fosse l’ultima spiaggia.  Una mentalità da cambiare se si vuole risalire la china.

In tarda notte arrivano due docce fredde, le vetture di Lewis Hamilton e Charles Leclerc sono irregolari perché lo scalino del fondo si è consumato eccessivamente oltre il limite stabilito dal regolamento.  Una decisione giusta, perché il regolamento c’è e deve essere applicato, ma di sicuro questo non è ciò che ha portato la Mercedes ad avere questa bella prestazione.

Ciò tuttavia rimarca un problema ancora più grande, che va ad opporsi alla logica dello sport: la Formula 1 non è solo marketing e sfarzo per pochi, è anche e soprattutto una disciplina agonistica.  Ad onor di logica in uno sport bisogna allenarci per rendere al massimo delle nostre prestazioni, in Formula 1 invece si è scelto qualcosa di diverso: zero test da più di 15 anni ed ora il format di gare Sprint rafforzato dal parco chiuso, limitano gli “allenamenti” di squadre e piloti ad un’ora il venerdì.

Se si considera che le monoposto e la gestione degli pneumatici sono molto sensibili al variare di alcuni fattori, ci resta facile capire che con un’ora non ci si fa un bel niente.  Questo aspetto unitamente al fondo sconnesso di gran parte del tracciato texano, ha inciso non poco sulla tavola del fondo delle monoposto ad Austin, la gara Sprint ha costretto molti a non trovare l’assetto ideale.

In più secondo me il fine settimana in terra statunitense scelto per contemplare una Sprint Race non è stata opzione corretta, visto che la pista è piena di bumps: serviva più tempo ai team per studiare il corretto setup, ancora di più rispetto alle altre piste.  Porre un nuovo manto di asfalto non è infatti una soluzione, questo perché il Circuit of the Americas presenta un sottosuolo abbastanza complicato per una pista di F1.

Troviamo infatti la presenza di grandi falde acquifere che creano dei movimenti di terreno sotto l’asfalto, che vanno a ripercuotersi poi sul manto stradale e che crea delle sconnessioni molto importanti.

L’unica cosa che posso sperare è di tornare a vedere più spesso cose pensate con la logica, non con l’unico scopo di creare show laddove la prestazione sportiva deve essere messa al primo posto.  Ok la Sprint Race, ma cerchiamo di trovare i posti migliori dove poterla rendere possibile.

Ora tutti guardiamo le cose senza fare tanto rumore, perché siamo a bocce ferme, a titoli già archiviati a Pasqua; ma mettiamo il caso che ci si stesse giocando un Campionato a 4 gare dalla fine: un errore così grande sarebbe stato pagato a caro prezzo da uno o più pretendenti all’iride, in favore dello spettacolo, non va bene così.

Prossimo appuntamento con la Formula 1 questo weekend in altura a casa Perez, Città del Messico.

Scritto da Alessandro Rossi

Foto: ©HasanBratic

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